Ha senso una wallbox per il mio plug-in hybrid (PHEV)?
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- 12.10.2021
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Aspetto principale: sicurezza – una wallbox protegge dal sovraccarico
Chi utilizza spesso la modalità di guida completamente elettrica del proprio PHEV – condizione necessaria per avere senso con questo tipo di veicolo – effettua anche ricariche frequenti. Questo comporta però un carico significativo per l’impianto elettrico e la presa domestica: una ricarica di 5 ore a 2,3 kW equivale, ad esempio, al funzionamento di un termoventilatore per lo stesso periodo.
Se invece si utilizza una wallbox, si ha la garanzia che l’impianto elettrico sia adeguato a sopportare questo carico eccezionale: l’installazione da parte di un tecnico specializzato assicura sia un adeguato dimensionamento della sezione dei cavi, sia l’adozione di dispositivi di protezione aggiuntivi per salvaguardare la rete elettrica domestica.
Inoltre, la wallbox stessa previene il sovraccarico, permettendo una ricarica assolutamente sicura – sia nelle abitazioni unifamiliari sia in quelle plurifamiliari.
Con la wallbox, maggiore potenza di ricarica e quindi tempi di ricarica più brevi
Attraverso la normale presa domestica a 230 V e 10 A, un plug-in hybrid può essere caricato a 2,3 kW. Con una capacità della batteria di 12 kWh, ciò significa che per una carica dal 0% al 100% di stato di carica (State of Charge) sono necessarie circa 5 ore.
Se il profilo di guida consente una ricarica notturna, questo tempo relativamente lungo può essere gestito senza problemi. Tuttavia, se durante la giornata, ad esempio tra due viaggi lunghi, è necessario ricaricare rapidamente, serve una potenza di carica maggiore.
I PHEV generalmente possono caricare solo in monofase, ma con una corrente superiore a quella tollerata da spine Schuko e prese domestiche standard: la maggior parte dei modelli di plug-in hybrid supporta una potenza di carica di 3,7 kW (230 V a 16 A), che riduce significativamente il tempo di ricarica del veicolo di esempio: da 5 a meno di 3,5 ore.
Questo è possibile solo con una soluzione di ricarica professionale come una wallbox.
Prevenzione di accessi non autorizzati, piena trasparenza dei costi e facilità d’uso
In autorimesse condivise c’è un ulteriore vantaggio: una wallbox con riconoscimento dell’utente garantisce che solo le persone autorizzate possano ricaricare. Con una soluzione a presa domestica questo è difficile da realizzare.
Inoltre, le wallbox dotate di funzioni adeguate (come ad esempio le KeContact P40, P40 Pro, nonché le KeContact P30 delle serie c e x) misurano l’energia erogata e registrano i dati di ricarica.
Questo permette, per esempio, di quantificare con precisione e fatturare l’energia consumata da un’auto aziendale con motore plug-in hybrid senza dover installare un contatore separato, o di rilevare i consumi di singoli utenti.
Infine, una wallbox con cavo di ricarica fisso offre un notevole vantaggio in termini di comodità: il cavo e la spina non giacciono a terra sporcandosi, né devono essere estratti e riposti prima e dopo ogni ricarica. Basta parcheggiare e collegare.
Pronta per il futuro con la wallbox
Un altro aspetto positivo di una wallbox è la sua versatilità. Anche se un PHEV può caricare solo su una fase con una potenza massima di 3,7 kW, una wallbox è generalmente progettata per la ricarica trifase con almeno 11 kW (e persino 22 kW con la nostra KeContact P40 Pro).
Quindi, chi passa da un plug-in hybrid a un veicolo completamente elettrico può continuare a utilizzare la stessa wallbox senza bisogno di installare un nuovo dispositivo nel carport o nel garage.
Buono a sapersi: ogni wallbox gode dello stesso incentivo, indipendentemente dal fatto che si intenda acquistare un PHEV o un BEV.